L’implantologia dentale ha indubbiamente migliorato la vita di milioni di pazienti: sono tornati a sorridere senza imbarazzo e soprattutto grazie alle nuove protesi hanno riacquistato le stesse funzioni masticatorie dei denti naturali.
Nonostante ciò, anche gli impianti dentali devono essere controllati e puliti attentamente. Infatti, non sono immuni dalla comparsa delle tanto temute malattie del cavo orale. Ad esempio, hai mai sentito parlare della perimplantite?
Nel vocabolario medico il suffisso “ite” indica un’infezione. Nelle prossime righe cercheremo di capire come tale patologia colpisce gli impianti dentali, quali sono i sintomi con cui si manifesta e come comportarsi per evitare la sua comparsa.
Come accennavamo nel paragrafo precedente, la perimplantite si sviluppa inseguito all’applicazione di un impianto dentale. L’infezione attacca inizialmente i tessuti molli e successivamente i tessuti ossei della bocca.
In molti sono portati a pensare che la perimplantite si sviluppi come una forma di rigetto all’impianto dentale: non è assolutamente vero. Infatti, le viti delle protesi, le quali andranno a sostituire le funzioni della radice naturale dei denti perduti, sono composte interamente da titanio, un materiale biocompatibile.
Che cosa significa? Il titanio è un metallo perfettamente idoneo al processo di osteointegrazione, fondamentale per “saldare” l’impianto con l’osso dentale. Quindi, l’eventualità di un possibile rigetto è praticamente nulla!
La perimplantite piuttosto può essere paragonata alla parodontite. Lo sviluppo della patologia è pressoché lo stesso: si presenta con un arrossamento seguito dal sanguinamento delle gengive per arrivare nella fase avanzata della malattia ad un graduale ritiro delle gengive stesse e la conseguente caduta dell’impianto dentale.
La perimplantite può colpire un impianto dentale subito dopo la sua applicazione, quando in pratica il processo di osteointegrazione non è ancora concluso, oppure mesi dopo l’installazione della protesi. Alla base dei principali problemi dentali c’è sempre un’importanza presenza batterica, la quale è tra le principali cause della comparsa della perimplantite.
Perché la patologia si può sviluppare successivamente ad un intervento di implantologia dentale?
La risposta va cercata in un aspetto tecnico riguardante gli stessi impianti dentali. Questi vengono realizzati con una superficie ruvida, in quanto tale caratteristica favorisce il processo di osteointegrazione ed influisce positivamente sui tempi di recupero post-intervento.
Al tempo stesso però le operazioni di pulizia su una superficie ruvida sono più complicate e di conseguenza i lavaggi degli impianti eseguiti in maniera poco accorta possono agevolare la proliferazione dei batteri.
Non a caso, le protesi di ultima generazione sono progettate solo con la parte inferiore ruvida (quella che viene inserita all’interno delle gengive), mentre la restante superficie è completamente liscia, proprio per ridurre la possibilità di sviluppare infezioni batteriche.
Tuttavia, la perimplantite può però manifestarsi anche nei mesi successivi l’applicazione dell’impianto. Come mai?
Ancora una volta, la principale causa va individuata nella scarsa igiene orale. La comparsa della patologia a distanza di mesi dall’intervento può essere dovuta anche alla presenza di malattie sistemiche, come ad esempio il diabete.
Nella fase iniziale della malattia i sintomi della perimplantite si manifestano solitamente attraverso una mucosite, che interessa i tessuti molli intorno all’impianto dentale. Le gengive risultano gonfie ed infiammate per poi essere interessate nel giro di poco tempo da fenomeni di sanguinamento.
Con il passare dei mesi le gengive iniziano a ritirarsi ed il loro riassorbimento lascia gradualmente scoperti i colletti della protesi. L’evoluzione della patologia, come abbiamo già visto, ricorda la parodontite: si creano delle tasche al di sotto delle gengive, all’interno delle quali si accumulano placca e cibo, ormai impossibili da rimuovere attraverso la pulizia ordinaria con spazzolino e filo interdentale.
L’infezione può determinare la formazione di pus nel cavo orale. Contemporaneamente il paziente potrebbe percepire una sensazione di dolore in corrispondenza dell’impianto dentale. Arrivati a questo stadio della perimplantite il consiglio è quello di rivolgersi il prima possibile ad uno specialista per scongiurare che l’infezione raggiunga l’osso dentale comportando la sua erosione e l’instabilità dell’impianto.
La perimplantite non va assolutamente sottovalutata: l’infezione può compromettere in maniera irreversibile la salute dentale. Infatti, dopo l’infezione, il dentista non può posizionare una nuova protesi per diverso tempo, in quanto sarà altamente probabile la ricomparsa della patologia.
L’alleato principale contro la perimplantite è la prevenzione. Per tenere alla larga l’infezione dai propri impianti dentali è essenziale un’ottima igiene orale e controlli periodici da uno specialista con tanto di sedute di igiene dentale. Inoltre, allo Studio Priotti, i nostri igienisti si avvalgono del modernissimo macchinario GBT (Guide Biofilm Therapy): l’utilizzo delle polveri di eritritolo una pulizia profondo degli impianti dentali e delle aree circostanti.
Le responsabilità dello sviluppo della patologia possono coinvolgere anche il dentista. Infatti, prima di procedere all’installazione di un impianto dentale, deve verificare con estrema attenzione il quadro clinico del paziente.
Lo specialista deve valutare tutti i fattori di rischio presenti, come ad esempio lo stato di salute delle gengive e la presenza di carie nell’area interessata dall’intervento. Altro elemento da non sminuire sono le possibili malattie sistemiche del paziente che potrebbero incidere negativamente sulla buona riuscita dell’intervento.
Una volta che l’infezione è in corso, cosa bisogna fare per porre rimedio? La perimplantite, se presa negli stadi iniziali della patologia, può essere curata con una seduta di igiene dentale professionale. In questo caso, l’igienista sottopone il paziente ad un trattamento antibiotico e prova a decontaminare il cavo orale utilizzando tecniche moderne, come ad esempio il laser.
La situazione diventa più complessa quanto le tasche generate dalla perimplantite raggiungono una profondità superiore ai 3 millimetri e l’infezione inizia ad intaccare il tessuto osseo. L’unica strada percorribile diventa l’intervento chirurgico. Lo specialista rimuove la corona protesica dell’impianto ed attraverso una delicata operazione asporta il tessuto osseo infetto. Dopodiché, inserisce una “vite tappo” per permettere la guarigione della zona infetta senza che nuovi batteri la attacchino.
Nelle righe precedenti abbiamo sottolineato l’importanza dell’igiene orale per prevenire la perimplantite e molte altre patologie dentali. I denti, così come gli impianti, vanno spazzolati almeno due volte al giorno ed anche l’utilizzo del filo interdentale è importantissimo per rimuovere i residui di cibo.
Altra buona norma per non incappare nella poco piacevole infezione è attenersi ad uno stile di vita il più sano possibile. Le cattive abitudini come l’abuso di alcol e soprattutto il fumo andrebbero assolutamente evitate. Sapevi che il tabagismo è uno dei principali promotori della proliferazione batterica all’interno della bocca?
Nella lista delle buone abitudini non può mancare una corretta alimentazione. Il consumo di zuccheri va limitato il più possibile: sono responsabili della formazione di carie e batteri capaci di portare alla mucosite, alla perimplantite e ad altre infezioni.
La tua bocca è un tesoro da proteggere a qualunque età. Per tale motivo è essenziale rivolgersi al giusto specialista. Il team dello Studio Priotti è pronto a mettere a tua disposizione tutta la sua professionalità ed esperienza. Ci avvaliamo delle ultime tecnologie in campo ortodontistico per fornirti le migliori soluzioni ad ogni tuo problema dentale: contattaci anche solo per un semplice consulto.